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Rocco Schifano / Ispirazione  / Il senso della mia Arte

Il senso della mia Arte

Vivere in campagna attorniato dalla natura é più che una gradevole sensazione. C’è una certa connessione e ci si sente più aperti.
Trovandomi a una cinquantina di metri dalla strada principale che collega Ceglie Messapica a Cisternino, e più in alto di poco meno di una decina di metri, sento anche i rumori delle auto o le voci dei ciclisti di passaggio e di qualche vicino. Ma solo un pò in lontananza ed è una cosa che non mi dispiace. Non mi piace sentirmi totalmente isolato, tranne che in qualche momento meditativo.

Può accadere, anzi accade tantissime volte di fermarmi e ascoltarmi. E rifletto su quanto io sia fortunato a vivere la mia realtà, in un posto magnifico, amato dai tanti che ogni anno si trasferiscono qui in valle d’itria e provenienti da diversi paesi del mondo, perchè a loro dire sentono la magia di questi posti; una realtà lontana da guerre, lontana dalla miseria, lontana da ogni cosa spiacevole. E in più c’è anche il mio lavoro d’artista. Beh, non posso pretendere di più!

Che cosa meravigliosa avere la possibilità di aprirsi e di portarsi fuori, esternando gli impulsi, le emozioni più profonde su uno spazio aperto, sia pur circoscritto, che ti accoglie totalmente, qual’è la tela o qualsiasi altro supporto. Espandersi, lasciando fluire all’esterno le antiche energie che hanno l’urgenza di viversi. E farle vivere con consapevolezza e’ qualcosa che accresce il tuo animo, espande il tuo essere.

Per me la tela o un pannello di legno o multistrato rappresenta una realtà femminile che mi accoglie, si lascia penetrare e mi permette di guardarmi e conoscermi meglio. Questo lo trovo fantastico! Quanta sensualità, quanta sessualità, quanta aggressività si smuove dalle mie profondità, felice di trovare le porte aperte per viversi appieno. E’ la vita nei suoi aspetti più profondi, sono le nostre radici, le radici dell’essere.

Non faccio alcuna differenza tra me e la vita. Sento che siamo una sola cosa sia pur nella nostra diversità/separazione. Potrebbe sembrare un paradosso ma non lo è. Il paradosso è solo un fatto mentale, la realtà qualcos’altro. Sento le mie radici: sono la base, la struttura del mio essere.

Ma le diverse culture, ahimè, hanno reciso le radici e lasciato l’essere in balia del vento. Quello che mi propongo con l’arte è ridare loro nutrimento. Voltare le spalle a ogni forma di giudizio riconnettendomi col mio spazio istintuale dove le forze universali scorrono libere.

Ritrovare l’unione tra terra e cielo, tra l’istinto e lo spirito e in questa unione ricongiungermi a Dio, o alla Vita, come volete. Ed ecco che la vita riacquista il suo antico e Divino significato e come per magia le porte dell’amore si schiudono. E la mia forza/energia accresce paradossalmente sempre più. Anzichè esaurire le forze mi ricarico. E’ come se quando non c’è lotta dentro e tutto è sereno, sei aperto ad accogliere l’infinita energia del cosmo. Allora mi fermo e rifletto chiedendomi che forse l’essere stanchi, spossati, esauriti dipende dal trattenere, per i più svariati motivi.

Un altro aspetto fondamentale della mia arte è il rapporto tra vita e morte. Questa realtà che così tanto terrorizza non è poi così terrificante. Fa parte della vita, è la vita stessa e non ci può essere l’una senza l’altra. E’ per questo che la vita acquista un bel significato. Vita e morte sono strettamente vicine e si muovono in una danza sensuale, sono danza di un unico fluire. E’ solo il pensiero, che ha subìto secoli di condizionamento a creare spiacevoli realtà obiettivamente inesistenti….amici, è fantastica l’ARTE!

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